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Il tempo è un’entità fisica che condiziona continuamente la nostra vita, ma del quale comprendiamo ben poco.

La teoria della relatività ci insegna che tempo e spazio sono grandezze fisiche che non sono identiche in tutte le situazioni, ma sono legate alla velocità con cui ci si muove nell’universo. Tanto più ci si avvicina alla velocità della luce, tanto più il tempo rallenta e lo spazio si contrae, ma come mai succede un fenomeno così strano?

La spiegazione è semplice. Supponiamo che due signori stiano viaggiando nello spazio, uno a 50.000 km/sec e l’altro a 200.000 km/sec. Teoricamente, sapendo che la velocità della luce è di 300.000 km/sec se il primo osservatore misurasse la velocità di un fotone che procede nella sua direzione dovrebbe misurare una sua velocità di 250.000 km/sec e, analogamente, l’altro osservatore dovrebbe misurare 100.000 km/sec. Ma non è così; entrambi rilevano una velocità di 300.000 km/sec, perché la velocità della luce è una costante.

È quindi evidente che lo spazio/tempo deve ridursi e quindi se confrontiamo i due osservatori notiamo che per il secondo il tempo dovrà necessariamente trascorrere molto più lentamente che per il primo.

Ma cosa può avere a che fare tutto questo con una fotografia?

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Prima di tutto ci dice che una fotografia è sempre una bugia. Noi crediamo che lei sia la massima espressione di una realtà, ma essa non è in grado di esprimere altro che una media, nel tempo, degli accadimenti che si svolgono davanti all’obiettivo.

Questo accade perché il tempo di esposizione è sempre e comunque una frazione di secondo o un suo multiplo. Per quanto breve sia il tempo di esposizione, esso non sarà mai il “tempo zero”, ossia il vero “presente”. Ogni fotografia è semplicemente il sovrapporsi di un continuo di tempo, per quanto breve esso sia, di quello che stiamo inquadrando.

Sorge spontaneo chiedersi come mai, allora un soggetto in movimento a tempi brevi ci appare immobile, mentre a tempi lunghi si verifica il fenomeno del “mosso”, riferendoci a quanto esposto precedentemente tutto dovrebbe essere mosso, in fondo noi riprendiamo sempre un certo tempo, mai solo il tempo zero.

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Bene, la spiegazione sta nel rapporto tra la velocità di movimento del soggetto ripreso e la rapidità dell’otturatore. Se il soggetto si muove molto più lentamente dell’otturatore, esso occuperà la stessa posizione per tutto il tempo in cui l’otturatore rimane aperto e quindi avremo la sensazione che esso apparirà nitido e con tutti i dettagli, come se fosse colto al tempo zero. Al contrario se la velocità di spostamento del soggetto è superiore alla velocità di apertura dell’otturatore, esso apparirà mosso.

La prova che quanto affermo è una sacrosanta verità, la possiamo verificare scattando la fotografia ad un soggetto che è collocato davanti al finestrino su un treno in corsa. Il soggetto apparirà fermo, mentre il panorama all’esterno verrà mosso.

Ma per quale motivo non è, né sarà mai, possibile scattare una fotografia che fermi veramente il presente, l’attimo reale, il tempo zero e cosa vedremmo in questa ipotetica fotografia?

Non è possibile scattare una foto a tempo zero per il semplice motivo che l’otturatore dovrebbe raggiungere la velocità della luce, cosa assolutamente impossibile per le vigenti leggi della fisica. Tuttavia qualora fosse possibile non si impressionerebbe alcun sensore, nemmeno alcuna pellicola in quanto il tempo sarebbe fermo, cioè non vi sarebbe né un prima, né un dopo e quindi non avremmo alcuna immagine. Paradossi della fisica? Può darsi, ma la situazione è tanto paradossale quanto affascinante: lo spazio/tempo sarebbe così curvato come in un buco nero e qui, almeno per oggi, la fisica si ferma.

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Quindi, tanto per rimanere nel nostro mondo percepito noi, andando a fotografare qualunque cosa, fotografiamo solo l’illusione del presente.

Buona luce!

 

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