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350771_1Oggi vi propongo un autore non ben conosciuto dal grande pubblico, ma molto noto tra gli addetti ai lavori: Rafael Navarro.

Considerando che abbiamo poca conoscenza della fotografia spagnola, ho pensato di proporvi questo autore, che è riconosciuto come uno dei maggiori fotografi del suo paese e la cui fotografia, prettamente astratta e concettuale, è sicuramente interessante.

Rafael Navarro nasce a Saragozza nel 1940 e, superata la fase di fotografo documentale, rapidamente si afferma come uno dei maggiori artisti spagnoli, soprattutto nel campo del nudo astratto e della fotografia di movimento.

Le sue immagini sono tutte eseguite in analogico dallo scatto alla stampa finale.

Le sue opere sono visibili al suo sito: http://www.rafaelnavarro.es/en/obras

La sua fotografia è prettamente caratterizzata da un continuo incontro tra emozioni oniriche e realtà astratte, da cui egli ricava immagini di grande forza emotiva in grado di trasmettere messaggi che arrivano all’inconscio del fruitore, senza intermediazioni pleonastiche.

Il corpo femminile è solo un pretesto freudiano con cui egli sa ricavarne geometrie astratte, che fanno da tramite tra il mondo reale e le sue emozioni, che emergono dal buio del suo subconscio tormentato.

Su questa linea interpretativa vi cito alcune sue frasi emblematiche:

“Per me la fotografia è un mezzo.

Un mezzo che mi permette di parlare quando non riesco a trovare le parole.

Un mezzo attraverso il quale esploro il mio subconscio, portando in superficie i sentimenti nascosti.

Un mezzo che mi permette di creare oggetti che contengono valori raffinati comprensibili agli altri.

Un mezzo che mi permette di respirare la libertà.”

La fotografia che vi propongo fa parte della serie di 7 immagini raccolte sotto il nome: “El Despertar” (Il risveglio) tutte del 1989.

el-despertar

Ormai dò per scontato che tutti voi possedete le conoscenze per un’analisi semiotica e quindi non mi ripeterò più nei richiami su Floch e altri.

E ora veniamo alla lettura.

Analizzando l’immagine possiamo subito inquadrarla nell’ambito delle fotografie mitiche e rilevare come l’aspetto eidetico sia – apparentemente – prevalente. La nudità della modella, trova un contrappunto nelle linee e nelle forme con l’elemento materico sottostante, con cui si viene a trovarsi perpendicolare, mentre l’ombelico e il foro sottostante si disegnano lungo la stessa linea verticale. L’uso sapiente dei contrasti ha celato la parte in alto e a destra (sinistra per chi guarda) della modella, in modo da lasciare alla luce, la possibilità di sottolineare con forza la forma dell’osso sottostante, ma, come ho rimarcato prima, la geometria disegnata dal corpo femminile, s’incarna speculare e perpendicolare.

Ecco quindi, che abbiamo subito un’informazione importante per la nostra lettura: due forme perpendicolari e speculari che vengono a occupare uno spazio topologico definito, ma che idealmente si prolunga anche oltre i limiti dell’inquadratura.

Un ulteriore aspetto di cui dobbiamo tenere conto è la texture. La superficie della cute, con le sue asperità lievi, appena accennate e messe in evidenza da un utilizzo straordinariamente perfetto delle luci, si pone in contrapposizione con le ruvide irregolarità superficiali dell’osso: in fondo anche qui un gioco di contrasti, contrasti di materiali, ma sempre contrasti.

A questo punto l’iconopoiesi ci coinvolge in un sentire emozionale, che fa tesoro di quanto abbiamo osservato e descritto sopra.

Il corpo di una donna e un osso (trattasi sicuramente di un osso) che s’intersecano: il morbido e delicato della cute femminile, con il duro e ruvido dell’osso. Il fuori e il dentro s’intrecciano in un gioco senza fine.

Uniti dalle forme ancestrali dell’ombelico, che richiama la nascita e dal foro dell’osso che ci rimanda alla morte: inizio e fine, anche qui dei contrasti netti.

Una fotografia in cui il mistero dell’esistenza è proposto in allegorie di forme e sostanze, quasi un incontrarsi di sculture. E, infatti, la fotografia di Navarro esce dalla sua bidimensionalità e ci restituisce una terza dimensione virtuale, creata con l’utilizzo accorto delle luci, che ci regala la sensazione di poter toccare e percepire il morbido e il duro, il liscio e il ruvido, il cedevole e il rigido, evocando in noi sensazioni tattili: dal caldo voluttuoso, proprio di un corpo vivo e vibrante, che si contrappone al duro e freddo materico proprio dell’osso.

Il sopra dell’ombelico e il sotto del foro nell’osso, tra l’altro osso pelvico con un chiaro rimando freudiano, ci rimarcano ancora il contrasto simbolico vita e morte. Anche qui la loro tridimensionalità sembra un invito a “mettere il dito” dentro questi misteri. Infatti tutta l’opera è, in fondo, pervasa da un alone di sacralità arcana, che pone al nostro intimo domande alle quali non troviamo risposte definitive, bensì altre domande, coinvolgendoci in un gioco infinito nel quale ci sentiamo eternamente intrappolati.

La fotografia di Navarro è quindi un capolavoro che ci coinvolge emotivamente nel profondo, regalandoci momenti di riflessione sul mistero dell’esistere.

Navarro sa utilizzare il corpo e gli elementi materici mescolandoli in un astrattismo estremo, ma anche rendendoli reali come sculture da toccare, non solo da scrutare. Ha l’abilità di rendere sensazioni tattili attraverso la bidimensionalità topologica della fotografia, il tutto grazie a un magistrale utilizzo della luce e dell’esposizione, che rimanda al sistema zonale di Adams: tutta la gamma tonale è rappresentata.

 

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